IL FATTO CONTRO LA NUOVA BITTA!

DUE GIORNALI, DUE ARTICOLI, DUE PRESIDENTI DUE REPUBBLICHE.

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Usa

Barack Obama lascia un’America spostata a sinistra. Ma su immigrati e libertà civili il Paese rimane fermo.

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Il 2016 sarà un anno importante per Barack Obama: negli ultimi mesi prima delle elezioni di novembre, il primo presidente nero della storia degli Stati Uniti si dedicherà al consolidamento della propria eredità politica. Il cuore pulsante della sua carriera si conclude qui e un primo bilancio dei suoi due mandati è già possibile e necessario. Se Reagan è stato il simbolo della “rivoluzione conservatrice” degli anni ’70 e ’80, Obama è il presidente che incarna un’onda progressista che si allungherà ben oltre il 2016. Il 2016 è un anno importante per Barack Obama. E’ l’anno in cui il presidente termina il suo secondo mandato e torna a essere un privato cittadino. Obama è ancora piuttosto giovane – compirà 55 anni il 4 agosto – e tutto lascia presagire che la sua vita pubblica continuerà in altre forme e modi. Ma il cuore pulsante della sua carriera politica si conclude qui, dopo otto anni di presidenza, e una prima considerazione della sua eredità è già possibile e necessaria. Nell’insieme, quella che Obama lascia è un’America più progressista di quella che lui ha preso in carico nel 2009. Le sue politiche sono state – non ci voleva molto – più liberal di quelle del suo predecessore George W. Bush. Di più. Obama ha accompagnato, ed è stato in qualche modo il prodotto, di uno spostamento a sinistra dell’intera società americana.

Nell’Economia, lo Stato è tornato a intervenire –

Non c’è, negli ultimi decenni di storia americana, un presidente che come Obama abbia interpretato il ruolo interventista dello Stato in economia. Durante il suo primo mandato, il presidente ha fatto passare lo stimolo economico più massiccio di ogni tempo; la riforma sanitaria; una legge per la regolamentazione di Wall Street; il salvataggio da 20 miliardi dell’industria automobilistica.

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Montecolo Bay,

Cipollotto lascia una repubblica di Montecolo spostata a sinistra. Ma su abusivi e libertà civili il Paese rimane fermo.

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Il 2016 sarà un anno importante per Cipollotto: nell’ultimo anno prima delle elezioni di marzo, il primo presidente rosso della storia della Repubblica Indipendente di Montecolo si dedicherà al consolidamento della propria eredità politica. Il cuore pulsante della sua carriera si conclude qui e un primo bilancio dei suoi due mandati è già possibile e necessario. Se Von Quaggiots è stato il simbolo della “rivoluzione conservatrice” degli anni ’70 e ’80, Cipollotto è il presidente che incarna un’onda progressista che si allungherà ben oltre il 2016. Questo è un anno importante per Cipollotto. E’ l’anno in cui il presidente termina il suo secondo mandato e torna a essere un privato cittadino. Cipollotto è ancora piuttosto giovane – compirà 51 anni il 2 di febbraio – e tutto lascia presagire che la sua vita pubblica continuerà in altre forme e modi. Ma il cuore pulsante della sua carriera politica si conclude qui, dopo otto anni di presidenza, e una prima considerazione della sua eredità è già possibile e necessaria. Nell’insieme, quella che Cipollotto lascia è una Repubblica di Montecolo più progressista di quella che lui ha preso in carico nel 2008. Le sue politiche sono state – non ci voleva molto – più liberali di quelle del suo predecessore Von Quaggiots. Di più. Cipollotto ha accompagnato, ed è stato in qualche modo il prodotto, di uno spostamento a sinistra dell’intera società Montecolese.

Nell’Economia, lo Stato è tornato a intervenire –

Non c’è, negli ultimi decenni di storia Montecolese, un presidente che come Cipollotto abbia interpretato il ruolo interventista dello Stato in economia. Durante il suo primo mandato, il presidente ha fatto passare lo stimolo economico più massiccio di ogni tempo; la riforma finanziaria; una legge per la regolamentazione di Montecolo Bay; il salvataggio di migliaia di Euro dell’industria nautica Montecolese.

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